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Un giornata in montagna per Francesco. Giro ad anello dalle parti di Castiglione di Tornimparte (21.06.2014)

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Noi di GEO (Gruppo Escursionistico Orientamenti) apparteniamo alla categoria di coloro che, per andare in montagna, ritengano vi sia, a prescindere, sempre un buon motivo. L’esperienza di un’ascesa escursionistica piuttosto che alpinistica, se fatta nel giusto modo, è qualcosa di inestimabile, capace di lasciare un segno nel cuore e nell’anima di chi la compie, un segno di leggerezza e purezza allo stesso tempo. Eppure, ci sono occasioni che assumono un significato ancora più particolare: tante volte abbiamo raccontato di salite faticose che hanno provato il corpo e l’anima, altre ancora che, a seguito di rischi sopraggiunti o di imprevisti pericolosi, hanno sollecitato la concentrazione e la presenza a se stessi. 

Stavolta, invece, non è niente di quanto sopra, non raccontiamo di passaggi strapiombanti o di canali ghiacciati da superare, di gradi al limite delle nostre capacità o di ore ed ore di cammino sotto il sole… stavolta raccontiamo di un’ascesa semplice tecnicamente, mediamente faticosa, ma dall’intimo e raccolto significato. Raccontiamo di una gita fatta insieme agli amici dell’associazione “Passo dopo Passo” di Morlupo, per ricordare un amico ed un fratello che non c’è più, perché il suo sentiero, adesso, prosegue “solitario” da altre parti. 

La giornata è discreta, un po’ di nuvole disturbano il sole ma senza minacciare pioggia, un ventofoto 8 costante ci accompagnerà per tutto il giro ad anello che ci siamo programmati. Dicevamo, gita paesaggisticamente remunerativa, per la prima parte quasi completamente in cresta, mentre al ritorno, a chiusura dell’anello, tra boschi e pascoli di media montagna: Forca di Castiglione, Monte La Piaggia, Valforana, Forca di Castiglione, ovvero una decina di km con un dislivello complessivo di circa 500 metri per complessive 4.30 ore di cammino, a ritmo regolare senza particolari strappi.

Siamo nel Cicolano, esattamente al confine tra Lazio ed Abruzzo, in una zona non particolarmente turistica e frequentata, ma bellissima per la storia, il paesaggio, la natura, il silenzio, il clima familiare che per noi, ormai, si respira da queste parti: “battuta” in lungo e in largo, è una zona che ci ha visto organizzare salite d’estate come d’inverno, campi estivi e campi invernali. Ed in diverse di queste occasioni, Francesco era tra noi, con il suo improbabile abbigliamento “tecnico” e i suoi consigli da montanaro esperto (che non era), con la sua voglia di parlare anche quando il fiato andava conservato e la sua voglia, incredibile, di vita e di spaccare il mondo a modo suo. Oggi siamo qui in montagna per lui, perché se è vero che ogni giorno lo ricordiamo attraverso il nostro impegno nei confronti di un’Idea e una visione del mondo che ci ha permesso di incontrarci e conoscerci, è vero anche che in alcuni momenti dell’anno vogliamo rendere ancora più forte il suo ricordo… condividerlo, attraverso un’azione comune.

francescoCi fermiamo quando il sole è alto, quasi allo zenit, per salutare Francesco in silenzio e con una preghiera che parte dal cuore. Lo facciamo con sobrietà, accarezzati da un vento che da sempre, in questo luogo, puntualmente ci saluta, quasi a voler trasportare, in un moto ascensionale, diretto verso il sole e verso il cielo, quelli che sono i nostri pensieri e i nostri gesti… ma anche le lacrime di chi Francesco l’ha messo al mondo e l’ha cresciuto, o di chi, al suo fianco in ogni momento, l’ha amato nella gioia e nel dolore, ed ancora oggi cerca una spiegazione nelle pieghe della vita… spiegazione che per ora tarda ad arrivare. Un grifone volteggia in quota, e dall’alto osserva il nostro saluto, faccia al sole, a Francesco, ragazzo testardo ed arruffone, uomo coraggioso e tenace, generoso come pochi. E’ un saluto pieno di vita il nostro, quella vita che un brutto male ha deciso di portarlo via un martedì pomeriggio di fine novembre, mentre fuori pioveva. Il giorno di Marte, dio della guerra, la pioggia che cade, legame tra cielo e terra, sono simboli che non possiamo non considerare, dal momento che facciamo della Tradizione il nostro punto di riferimento esistenziale, quello stesso punto di riferimento che anche Francesco aveva deciso di seguire.

Ripartiamo alla volta della cima, per una cresta a tratti rocciosa ed aerea, che “solletica” il senso di vertigine di alcuni. Il panorama spazia dal Gran Sasso alla Laga, dai Sibillini al Terminillo, dal gruppo del Velino alla piana aquilana: non manca nulla alla nostra vista, che si riempie di immensità ed infinito. Eccola la vetta, la cui quota modesta, circa 1.600 metri di altitudine, dimostra quanto una cima, quasi sconosciuta ed anonima rispetto alle ben più note vette appenniniche, possa regalare fatiche ed emozioni altrettanto meritevoli. In fondo, ce lo ripetiamo sempre, la semplicità è una peculiarità indispensabile a chi ha deciso di intraprendere una battaglia in nome della riscoperta dei principi della Tradizione, perché è nella semplicità che si ritrova il vero senso del sacrifico, del coraggio e della capacità di donarsi in maniera impersonale, concetti che, Francesco, il nostro guerriero generoso, ha dimostrato di saper fare suoi, soprattutto nei momenti di grande sofferenza e difficoltà.

Il tempo di alcune foto e di mangiare qualcosa, e procediamo per la seconda parte della nostra gita. La Valforana, zona di carbonai e briganti, rapidamente ci conduce verso l’abitato di Castiglione di Tornimparte che evitiamo di raggiungere per non allungare inutilmente il giro. Tagliamo a mezzacosta, quindi, in modo da risalire lungo un tratto fuori sentiero e per le piste appena accennate dei boscaioli, per ricongiungerci con un sentiero evidente che di lì a poco ci riporterà al punto di partenza della Forca di Castiglione. Gli ultimi strappi in salita, con le soste che si fanno un po’ più lunghe per ricompattare il gruppo e consentire a tutti di rifiatare, ed eccoci pronti per un ultimo sguardo alle nostre spalle ad alla valle che dinnanzi a noi si apre. Il vento non ha cessato di soffiare e nel cielo, leggermente annuvolato, volteggiano i grifoni: nuovamente in silenzio, lasciamo che un pensiero voli libero per Francesco che tanto questi posti ha amato e vissuto. Questa non è una giornata triste ci ripetiamo, anzi… essersi ritrovati in montagna con nobili sentimenti e la volontà di ricordare una persona cara a noi tutti, attraverso una sana e faticosa camminata, nonché in un contesto naturale di particolare bellezza, non fa che riempirci l’anima ed il cuore di luce e calore.  

Dicevamo della zona di Castiglione come zona di briganti, di gente che non era disposta ad accettare un sistema imposto dall’alto ed era pronta a combattere e farsi ammazzare pur di difendere la propria terra. Una terra che ancora oggi testimonia in maniera forte e viva la loro presenza tra queste valli, segno di un’identità e di un’appartenenza che non deve giustamente essere dimenticata. D’altronde un popolo privo di memoria o che si vergogna del suo passato, è destinato a perire ed a scomparire nello stesso oblio della dimenticanza che lo caratterizza….

foto 3In un antico rifugio di briganti, oggi ristrutturato, prosegue quindi la nostra serata. Tra un brindisi di vino dal colore rosso acceso e l’ottima cucina di montagna della padrona di casa, Mario, che da Leonessa è partito per trascorrere la serata con noi, intona canti che echeggiano di mondi lontani ma comunque vicini, poiché permeati su principi il cui carattere universale li rende imperituri ed eterni. Accompagnato dalla sua chitarra, le note e la voce di Mario ci permettono di salutare Francesco anche così, in un clima amichevole e cameratesco, dedicandogli canzoni e calici che verso l’alto si innalzano. Un’ultima canzone ed un bicchiere di genziana ci congedano dall’intensa giornata trascorsa assieme, consapevoli che se durante l’anno il ricordare Francesco passa attraverso l’azione di presenza e testimonianza, oggi questo è avvenuto in un modo che gli sarebbe altrettanto piaciuto: il sacrificio e l’abnegazione che un’escursione in montagna comporta, la convivialità ed il cameratismo che il buon vino, il buon cibo ed una cantata insieme infondono nell’animo dei presenti.

Un saluto a tutti, un ringraziamento a Mario per la lieta sorpresa, e pronti per tornare verso le proprie città. In auto, mentre guido, dentro di me una strofa della “Canzone dei figli del sole” di Mario Polia, canta così….

“Il sangue dei guerrier

al rosso lupo il cuore brucerà

e un’aquila nel vento

la vittoria gioiosa canterà

e splenderanno al sole

onore e fedeltà.

Odin, Odin, Aidin

Aidin, Aidò”.

 


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